UN UMILE SUGGERIMENTO AL SINDACO MASSIDDA DI CARBONIA SULLA CASA DELL’ANZIANO

MASSIDDA

Ieri sera, alla fine del Consiglio Comunale a margine della discussione con i famigliari degli anziani ospitati nella Casa dell’Anziano ( http://www.cagliaripad.it/videogallery.php?page_id=2457&p=1 ), spogliandomi un attimo del ruolo di operatore dell’informazione e rivestendo quello sindacale, mi son permesso, con molta umiltà, di dare un suggerimento al nuovo Sindaco di Carbonia Paola Massidda.

PREMESSAFermo restando che è assolutamente vero che la legge e le prescrizioni parlano chiaro, ma anche che questa situazione si trascina da diversi anni e poteva essere risolta prima se AREA avesse dimostrato volontà di farlo, è lecito interrogarsi su quale dev’essere il ruolo del Sindaco in una vicenda come questa. Per quanto mi riguarda dev’essere quello di mediare fino all’ultimo giorno. Di provare a percorrere e costruire tutti i percorsi possibili per cercare di affrontare e risolvere la questione nell’interesse di tutti; dei ricoverati, dei famigliari, dei lavoratori e dei responsabili della struttura. A supporto di ciò mi vengono in mente le tante volte nelle quali ci siamo trovati, dal punto di vista sindacale, di fronte a improbabili e punitive imposizioni di legge o di fronte a situazioni dove, apparentemente, le normative non lasciavano spazio di manovra e non permettevano il salvataggio di aziende o il riconoscimento del minimo sostentamento per i lavoratori. Potrei citare tanti esempi emblematici in tal senso.

Eppure spesso grazie al pieno coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali, alla mobilitazione, all’impegno e alle mediazioni portate all’eccesso, siamo riusciti a costruire, letteralmente, i percorsi per far si che le problematiche potessero essere affrontate e risolte.

Quante volte i soggetti istituzionali che si sono susseguiti sono passati da posizioni di rigidità a modificare le proprie posizioni, mettendosi a disposizione nel perseguimento dell’interesse più grande delle persone e dei lavoratori?

SUGGERIMENTOPremesso e acclarato che Lei non ha alcuna responsabilità in merito a questa vicenda, le chiedo di tentare un’ultima mediazione dimostrando di voler quantomeno provare a risolvere la problematica in questione nell’interesse e nel rispetto delle diverse sensibilità di tutti i soggetti in campo. Convochi un tavolo istituzionale con tutti gli attori interessati; dal Prefetto, ai rappresentanti politici del Consiglio Regionale, ai responsabili della struttura, ai rappresentanti dei famigliari e, soprattutto, a quelli di AREA. Se AREA, come ha già certificato per iscritto con una lettera, intende realmente sottoscrivere l’impegno di risolvere le problematiche con i primi 140.000 euro già stanziati, perché non sottoporre ufficialmente, in un tavolo istituzionale, questa disponibilità di fronte al Prefetto? Anche perché un conto sono gli intendimenti, finora disattesi, manifestati dal sopracitato ente con le diverse Amministrazioni Comunali che si son susseguite, altro valore avrebbe quello sottoscritto con la massima autorità dello Stato nel territorio. Ovvero con la Prefettura. Nel contempo tutti i soggetti coinvolti potrebbero fare le legittime pressioni del caso per favorire la risoluzione finale del problema.

Un ulteriore tentativo non costa niente ma dimostrerebbe la volontà della sua Amministrazione di voler comunque tentare di risolvere questa situazione, e la metterebbe al riparo da qualsiasi critica. Anche perché il soggetto istituzionale che avrebbe l’ultima parola, che avocherebbe a se l’onere della decisione finale di fronte a tutti i soggetti coinvolti, sarebbe ufficialmente e pubblicamente la Prefettura.

Sindaco Massidda, per favore ci tenti. Salvare la struttura significherebbe sostenere gli anziani preservando la loro tranquillità, ma anche sostenere i 18 padri di famiglia che ci lavorano all’interno e che perderebbero il proprio posto di lavoro in caso di sfratto. E in un territorio economicamente disastrato come il nostro, non possiamo più permetterci di perdere nemmeno un singolo posto di lavoro.

MANOLO MUREDDU

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